Sono nervoso, molto nervoso, terribilmente
nervoso.
Per me è la seconda volta che lo
faccio. Sono preoccupato. Non so come andrà a finire, non so cosa mi dirà alla
fine. Tutto ciò mi preoccupa ed è per questo che sono terribilmente nervoso.
Parcheggio lontano. Qualche
centinaio di metri dal palazzo. Distanza sufficiente per fare due passi, per
calmarmi un po’ prima di arrivare al portone.
Non bastano, 200 metri non
bastano.
Mi volto indietro e mi guardo
intorno prima di suonare. È come se mi
sentissi osservato.
Cerco nervosamente il pulsante e
lo pigio forte. Non mi aspetto una risposta ed infatti sento solo quel rumore
sordo di apri-portone elettrico. Nulla più. Chi ha aperto sa perfettamente chi
sono, cosa voglio e non ha bisogno di
chiedermelo.
L’atrio e buio, disadorno e
freddo. Mi aspettano due rampe di scale. Le luci fioche ed alcune lampade
fulminate fanno quei 20 scalini ancora più pesanti da salire. Faccio fatica,
molta fatica ma devo farli tutti e velocemente. Tutto ciò deve finire alla
svelta.
Vorrei tornare indietro, scappare
via e dimenticare tutto ma non posso. Devo andare fino in fondo e fare quello
che dovevo fare fin dall’inizio.
OK, faccio quegli scalini due
alla volta fino al porta. È spalancata.
Mi accoglie un sorriso forzato
dalla situazione, un biondo forzato dalla chimica, una quarta forzata dal
bisturi.
Non è lei che voglio ma è da lei
che devo inizialmente passare. Le domande sono le solite, di rito. Rispondo,
accetto e soprattutto pago. Sapevo e forse è meglio così. Meglio pagare, pagare
un po’ di più per avere la precedenza, per far prima per scegliere il meglio.
Per un attimo dimentico perché sono
li. Certo, l’ambiente circostante aiuta. Bello accogliente, un po’ “Kitsc
arancia meccanica style” anni ’70 ma
tutto sommato bello. Sulle pareti riproduzioni di Andy Warhol, sculture di
forma vagamente “fallica”, piccoli cactus in vasetti sparsi qua e la, nel lungo
disimpegno.
ma son ancora nervoso, molto nervoso, terribilmente nervoso.
Percorro tutto il disimpegno e mi accomodo in
una sedia, proprio li, di fronte ad una porta chiusa.
Quella è porta che mi separa da lei.
Non ho nemmeno il tempo di
pensare e la vedo aprirsi.
“Antonello?”
“Si, sono io”
“Entri e chiuda la porta”
Non c’è stato il tempo di
incrociare gli sguardi, forse.
Forse non c’era la volontà e
nemmeno la voglia di guardarsi in faccia. Forse non serve.
Lei è veramente carina, non mi
aspettavo così tanto. Il suo fare, terribilmente “professionale”, mi
innervosisce ulteriormente. Le sue domande senza rivolgermi lo sguardo, mentre
prepara tutto, rende tutto più difficile, più complicato più surreale ma non
potevo aspettarmi altro. Anzi, la sua professionalità dovrebbe
tranquillizzarmi. Invece così non è.
Sono nervoso, molto nervoso,
terribilmente nervoso.
Inaspettatamente, ad illuminare
la stanza, è un suo sorriso. Sorride mentre spiego, impacciato, il motivo del perché
sono li. Per un attimo la tensione scema. Ne approfitto e, di mia iniziativa,
mi siedo sul lettino.
… iniziamo …
Mi tiro giù i pantaloni fin sotto
le ginocchia mentre lei mi invita a sdraiarmi sul lettino.
Mi sdraio senza
pensarci un attimo.
Lei spegne la luce. La stanza è illuminata solo dallo
schermo di un computer li vicino a noi. Lei afferra un flacone trasparente, lo
apre e mi spalma addosso un gel, freddo ma piacevole.
… continuiamo …
Muove dolcemente la mano mentre
spalma quel gel.
“ ma qui è durissimo! Mamma mia
quanto è duro! Sono anni che faccio questo lavoro ma non ho mai visto una cosa
così”
Sono nervoso, molto nervoso,
terribilmente nervoso… ma lei, finalmente, mi tranquillizza.
Prima con un sorriso e poi con
una frase che, finalmente, rompe il ghiaccio…
“Una CONTRATTURA AL VASTO
LATERALE cosi grossa non l’avevo mai vista in vita mia. Si, vabbè, stiramenti,
strappi di alcuni centimetri sono cose molto gravi ma, già affondando lo strumento
dell’ecografo sul vasto laterale, mi son resa conto da subito che la
contrattura era veramente grande. Ma che hai fatto? Hai girato, come un criceto
in pista per 2 ore??? Ti consiglierei dei miorilassanti per intramuscolo,
stretching e farti massaggiare bene da un fisioterapista. Sei fortunato dai: non
hai nulla di rotto e la Stramilano, se segui i miei consigli, non te la perdi”
sono rilassato, molto rilassato, terribilmente miorilassato!
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