Chi non ha mai avuto da bambino
un amico immaginario. Il mio non aveva un nome. Era un amico e basta. L’amico
immaginario era quello a cui raccontavi tutto, era sempre con te e con lui
condividevi i tuoi giochi, i tuoi pensieri. Di lui non ne parlavi con nessuno.
Più tardi scoprì che tutti i miei
amici d’infanzia avevano un amico immaginario. Lo scopri in adolescenza quando
l’amico immaginario aveva già fatto spazio alla “amica in-VAGINA-ria”. Perché
quando hai 18 anni non puoi avere un amico immaginario ma ha bisogno di toccare
con mano la cruda realtà. E allora ti imbarcameni tra navi scuola o compagne
delle superiori piuttosto “curiose”. Quasi tutte l’immaginazione
l’avevano
abbandonata molto prima di me.
In effetti il ricordo quel
periodo mi fa un po’ sorridere. Rido di un ragazzetto ingenuo che spesso si
faceva trascinare dagli eventi, ricordo ancora la puzza di polvere dei
divanetti della “disco” mentre il DJ, amico e complice, metteva sul piatto il
vinile giusto al momento giusto.
Ricordo una chitarra da passare
all’amico a fine serata appena, col tuo giro di DO, ne avevi appena “cucinato”
una.
I tempi ora son cambiati ed anche
le persone son cambiate.
Il Dj, come il vinile e raro
vederlo in giro, anche perché alla complicità del lento si è aggiunta la
complicità in alcuni colpi dal benzinaio facendo da palo. Purtroppo però si e
fatto beccare mentre fischiettava un lento per avvisare i complici l’arrivo dei
carabinieri.
Alcuni vecchi amici, con la nave
scuola si son incagliati già da un po’. Solo che, a differenza del capitano di
Sorrento non se la sono sentita di abbandonare il vascello alla deriva.
Con alcune compagne di scuola
sono ancora in contatto tramite “social”. Una in particolare la chiamavamo “la
Ferrari”. Rossa, bella, affascinante e soprattutto “performante”. Le ultime
foto che ha condiviso mi ricordano pero una 500 Abarth con assetto ribassato e
soprattutto ruote a profilo basso, basso…… molto basso! Tra l’altro mi ha
confidato che sapeva del suo soprannome. Anche lei chiamava alcuni di noi della
terza B “i Ferrarini”. Non eravamo ne rossi, ne belli ne affascinanti e
tantomeno performanti: eravamo solo “VELOCI”.
Ricordo ancora perfettamente il
giro di DO.
Adesso è mia moglie che ogni
tanto mi chiede di suonargli “la Fata” di Bennato (che non è il giro di DO e
tutto ciò ha un perché). Ed è proprio con quella canzone che ho “cucinato” il
piatto migliore. Vi assicuro che ancora adesso alla prima strofa lei mi guarda
come faceva più di vent’anni fa.
Evvabbè si invecchia. E più
invecchi e più ti fanno ridere queste cose. Chissà che avrà pensato “la
Ferrari” quando ha visto le mie foto: “e che fine hanno fatto i ricci biondi di
Lello? Anvedi sembra Minzolini!!!”.
Qualche giorno fa leggevo in un
post di Endo dove Gianluca, Bianca e Carlos avevano dato un nome al proprio
Garmin. Dare una un nome ad una cosa. Lo fanno i bambini, è puerile. Però la
cosa mi ha piacevolmente colpito. Mi ha fatto tornare indietro di alcuni anni.
Una specie di “rewind flashback” in bianco e nero.
Molto velocemente son tornato
indietro….ancora indietro…..……….. c’è solo un fiore in quella stanza…….…..SOL7,
Rem, MIm, DO………… 500 Abarth….anzi no Ferrari….ma chi io? E perché?........ Non
sono Minzolini!……….andiamo a fare un giro in barca……….salga a bordo cazzo!.....
eeeeh non ti immagini quante volte ho cazzato la randa…………metti gli UB40 adesso
cretino dai………..dai prima che arrivino i carabinieri cretino!...........STOP!
La corsa e quella cosa che ti fa
tornar bambini.
Ecco come ho chiamato il mio
Garmin.
L’AMICO IMMAGINARIO.
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