Maratona è la fredda mattina in macchina verso l’aeroporto, con una valigia piena di paure e di speranze, una canotta da sudare, le amiche scarpe da maltrattare e quello spazio vuoto da riempire con le tue speranze. E’ la voglia di non pensare al traguardo guardando distratto un mare di nuvole perché la tua paura è quella di deludere te stesso.
Maratona è il tacito accordo tra i compagni di avventura. Risate nervose e speranze solo accennate.
Maratona è quel freddo e pallido sole romano che ti accoglie, è la sensazione che non hai mai provato, è il rumore di rotelle sul bitume, è la tristezza di un cartellone pubblicitario ormai sbiadito sul ciglio di una statale, la periferia romana che si sveglia e stancamente si trascina verso un bar o una panetteria.
Maratona è il pianerottolo consumato, un citofono che non funziona e le scale da fare di corsa. E’ il sorriso degli zii che ti accolgono in casa, è il sardo-romanesco che risveglia l’umore, l’abbraccio sincero e quella valigia che ha ancora quello spazio da riempire.